BELLA INTERVISTA DI DAMIR IVIC A FRANCO D’ANDREA, PUBBLICATA SUL SITO SOUNDWALL ::
Franco D’Andrea, l’esploratore: “Il jazz mi ha dato una vita felice”
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SONO UN PIANISTA SÌ, MA A MEZZO SERVIZIO. A ME PRIMA DI TUTTO PIACE L’IDEA DI CREARE UNA DIREZIONE NELLA MUSICA, DI “FOMENTARLA”, DI COMPRENDERNE I MECCANISMI DI FUNZIONAMENTO PER POI POTERLI INDIRIZZARE
DAMIR IVIC :: Le possibilità sono tantissime, ma bisogna saperle sviluppare. E io ho l’impressione che tu, negli ultimi anni, sia davvero in uno stato di grazia, di grandissima ispirazione e felicità creativa.
FRANCO D’ANDREA :: Sì, è vero, sono contentissimo. Allora, ti svelo una primizia, perché stiamo parlando di un progetto che ancora non ha inciso nulla: dicevamo di Dj Rocca, no? Ci siamo conosciuti grazie ad una situazione molto particolare. C’era una specie di “remix contest”, che si basava su un minuto e mezzo di musica suonato da me al pianoforte. Materiale acustico, quindi, affidato all’arte digitale del remix. Stiamo parlando di cinque, sei anni fa.
D.I. :: Il progetto promosso da Musical Box, su Rai Radio Due!
FDA :: Esattamente. Furono così gentili anche da chiedermi di fare parte della giuria che doveva decretare il vincitore finale di questo contest. Arrivò una quantità sorprendente di materiale, credo qualcosa come sessanta, settanta remix; non partecipai al primo processo di selezione, ma una volta individuati i dieci migliori mi fu gentilmente chiesto di unirmi alla giuria e alle sessioni di ascolto per decretare il vincitore. Il mio parere non era vincolante, però insomma, ci tenevano tutti che ci fossi anche io… Insomma, sono lì, mi metto ad ascoltare, arriva il turno del remix di Rocca e dico subito “Oh, fermi tutti. Questo è un fenomeno”. Tutto il materiale era di qualità ma – per i miei gusti, almeno – quanto fatto da lui era davvero ma davvero una spanna sopra tutto e tutti. Dal mio minuto e mezzo aveva estratto e creato quattro minuti di musica che erano, fra le altre cose, incredibilmente “maturi”. Infatti quando poi ci siamo conosciuti devo dire che non me lo aspettavo così giovane: perché in quanto aveva fatto c’erano dei riferimenti che avrei attribuito a qualcuno più avanti nell’età, penso ad esempio a Gil Evans, alle sue orchestrazioni nell’ultima fase della carriera, cose molto sofisticate insomma. Ad ogni modo: finalmente ci conosciamo, e parlando scopriamo che qualcosa in comune lo avevamo. Lui, da giovane, aveva suonato il flauto traverso e si era molto interessato al jazz e, tra le altre cose, aveva una grande passione per il Miles Davis “elettrico”, che all’epoca avevo trovato molto interessante anche io, sia “Bitches Brew” che gli altri suoi lavori di quel periodo… Miles in quel periodo era davvero innovativo. In qualche maniera, questo discorso sul Davis elettrico venne accantonato; ci concentrammo su altri percorsi, nacque il trio Electric Tree con lui all’elettronica ed Andrea Ayassot al sax, un’altra storia. Succede però che ad un certo punto poco tempo fa mi contattano degli organizzatori di Guastalla, e mi fanno: “Ma, ti andrebbe di fare un progetto speciale? E farlo con Dj Rocca?”. Io sono sempre stato restio a fare queste cose un po’ improvvisate, preferisco esibirmi con organici già formati, già collaudati. Però è anche vero che mi piacciono molto i “Cosa sarebbe successo se…?”. Ad esempio, mi chiedo spesso “Che direzione avrebbe preso il jazz se non ci fosse stata la grande crisi del 1929? In quale altra maniera si sarebbe evoluto se la depressione economica non avesse influenzato le economie dei locali e delle big band?” (…) Il “come se” con lui (Dj Rocca) era: “Cosa sarebbe successe se avessimo approfondito il discorso sul Miles elettrico, invece di dare vita ad un trio, ad Electric Tree?”. Quando poi è arrivata la proposta di Guastalla ho anche pensato: “Mmmmh… interessante: perché se siamo in due, lui dovrà per forza tirare fuori tutti l’armamentario sonoro e creativo che ha a disposizione. E ce l’ha bello grosso, questo armamentario!” Avevo ragione. E’ venuta fuori una gran cosa. Abbiamo iniziato a lavorarci ad agosto, in maniera atipica, io gli mandavo delle cose, corredate da spunti, idee, osservazioni, spiegazioni sulle mie scelte e sul mio modus operandi basato sugli intervalli (non è facile starmi dietro…), lui me le rimandava con spunti suoi. L’idea era, fin dall’inizio: creare musica insieme. Musica nuova, creata da entrambi, in un dialogo creativo serrato. Con alcuni punti caratteristici del Miles elettrico a fare da primo spunto: in primis i riff, gli ostinati, fatti con basso o anche con la batteria, che pur non arrivando a formare un vero e proprio tema davano un’atmosfera e una direzione ai brani. E, esattamente come faceva Miles nelle sue band, abbiamo costruito io e Rocca dei segnali specifici fra noi per riconoscere quando c’erano cambi, intervalli che scendevano, mutamenti di direzione da adottare. Dopo tutto questo lavoro preparatorio, è arrivata finalmente la data di Guastalla.
D.I. :: E?
FDA :: E, è stato fantastico. Una rivelazione: finalmente uno di fronte all’altro, mettendo in atto ciò di cui avevamo tanto parlato e su cui avevamo tanto lavorato, e facendolo però dialogando dal vivo, in tempo reale. E’ andata non alla grande, ma proprio alla grandissima! Abbiamo poi fatto un altro concerto, a Pomigliano D’Arco, ed anche lì è andata molto bene. Ovviamente l’esibizione è stata diversa rispetto alla prima: io ci tengo sempre molto ad avere registrazioni di miei concerti perché così posso riascoltare e capire dove lavorare, dove approfondire, dove limare, dove arricchire. Ragiono sempre molto sulla musica che faccio quando mi esibisco dal vivo. E’ così anche per New Things, naturalmente: di Enrico ti ho già parlato, ma anche Mirko Cisilino alla tromba è un musicista straordinario. Pure lui usa molto gli effetti, non a caso. Adoro che un musicista sappia trasformarsi, sappia trasformare il suo strumento. Puoi farlo con l’elettronica, puoi farlo in acustico. (…)
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