Neural 72 :: Machine Transparency ;;
Possiamo ancora guardare nelle macchine? Gli artisti multimediali all’avanguardia parlano dell’utilizzo di processi trasparenti per le loro opere scientifiche o tecnologiche in “Machine Transparency”, Neural #72. Edizione a stampa!
https://neural.it/issues/neural-72-machine-transparency/
All’interno delle recensioni musicali, potete trovare la recensione dell’album Noesis di Clock DVA, a cura di Aurelio Cianciotta.
CLOCK DVA – NOESIS – CD – RIZOSFERA
Noesisè il nono album in studio di Clock DVA e il tempo sembra essersi fermato. Tutto è ancora in gioco, la passione per il futuro, la speranza – o la disillusione – di tecnologie che prendono il controllo e interagiscono direttamente con gli esseri umani (Adi Newton è stato fra i primi a parlare d’intelligenze artificiali nei suoi testi), fino ad arrivare ad un criticismo tecnologico di nuova specie ma che di fatto riflette le stesse paure per una società del controllo che – ad esempio – confessavano i Newcleus di “Computer Age” nel 1984. Ogni uscita dei Clock DVA, oramai dal lontano 1978, è stata un evento, in qualsiasi formazione Newton si presentasse, segno d’un seguito inossidabile che dal post-punk alla musica industriale ha segnato passaggi controculturali legati alle scene elettroniche prima nascenti e poi compiutamente forti di nuovi mercati, che tutto potevano accogliere, underground e mainstream, vecchi e nuovi eroi. La band nacque prima come duo, parte d’una realtà artistica – quella di Sheffield – incredibilmente fervida a cavallo degli anni settanta-ottanta e votata alla contaminazione di differenti generi. Il rock sperimentale di Adi Newton e Steven Turner già prevedeva sin dagli esordi l’utilizzo di sintetizzatori e tape loops, raccogliendo inoltre le prime suggestioni industriali che serpeggiavano un po’ ovunque, dando vita anche alle prime performance multimediali fatte di musica, proiezioni e installazioni. Si dovrà aspettare il 1989 e una nuova formazione dopo la prematura morte di Turner per un album come Buried Dreams, assoluta anticipazione della stagione cyber, durata poi tutti gli anni novanta e oltre. “Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato” diceva Nietzsche e la macchina del tempo Clock DVA lungo tutte le undici tracce presentate elabora alla perfezione il qui ed ora di un techno-pop mutante, intriso da lirismi sintetici e visioni ipnagogiche. Dice lo stesso Adi Newton: è impossibile sfuggire a una hauntology, ma con l’immaginazione possiamo crearne una nuova ancora una volta. La nostra impressione è che ci sia riuscito alla perfezione. Il combo attuale non fa rimpiangere niente del passato e questo si deve anche a Maurizio TeZ Martinucci, musicista impeccabile che insieme ad Adi Newton ha saputo mantenere vivido il progetto senza scadere in tentazioni esageratamente modaiole e senza rimanere troppo ancorato ai fasti passati.