La meravigliosa composizione ‘Ha‘ di Roberto Paci Dalò ha finalmente la recensione che merita. La rivista Doppio zero, con articolo di Simone Caputo, ne parla compiutamente in «HA: un podcast di soundart». Articolo da leggere, anche perché ripercorre il percorso intellettuale e artistico di Roberto Paci Dalò in modo mirabile. Ricordiamo la partecipazione ‘caosmotica’ di Roberto Paci Dalò in #LD10con la traccia «Long Night Talks» e le stupende ‘notazioni caotiche’ che avvolgono la pubblicazione a libro di «Caos, ritmo e uomo non pulsato». Cogliamo l’occasione per pre-annunciare la prossima pubblicazione dell’opera di Roberto Paci Dalò, Solchi, in collaborazione con il grande poeta Gabriele Frasca per la nostra casa editrice, Rizosfera, collana #poetronica, nel corso del 2022! Qui l’ascolto del podcast https://haarendtrieste.tumblr.com/ha https://www.doppiozero.com/…/ha-un-podcast-di-soundart…
Scrive Simone Caputo: “HA è un podcast di soundart creato da Roberto Paci Dalò, a partire da una sollecitazione del 2018 dello storico Adriaan Eeckels, e dedicato al pensiero e alla voce di Hannah Arendt. Dalla collaborazione coi centri di ricerca del Joint Research Centre della Commissione europea, e dal confronto con la filosofa Nicole Dewandre, è nata “una foresta sonora creata dalla voce reale di Hannah Arendt intrecciata con suoni strumentali ed elettronici” – secondo le parole dello stesso compositore. Un viaggio nella fonetica della filosofa e storica tedesca, dove le parole hanno la funzione di materiale sonoro, di vettori che costruiscono una sorta di architettura acustica (che è anche ritratto immaginario): la materializzazione di un pensiero come in un campo di battaglia, in cui la voce si confronta con suoni composti e registrati, voci e rumori. Un viaggio dispiegatosi in formati diversi: opera radiofonica prima (prodotta da ORF Kunstradio, Vienna), poi installazione interattiva audio-video (prodotta da Trieste Contemporanea), quindi podcast (ascoltabile qui); infine un’opera che sarà anche performance, libro, CD. Non stupisce il carattere polimorfo del lavoro, se si pensa al percorso del riminese Paci Dalò: clarinettista, disegnatore (si veda, ad esempio, il recente Ombre, per Quodlibet, 2019), attivo nel teatro italiano di sperimentazione degli anni Ottanta, esploratore di mondi musicali tradizionali, studioso dei linguaggi digitali e radiofonici, di filosofia e musica elettronica (a lui ed Emanuele Quinz si deve Millesuoni. Deleuze, Guattari e la musica elettronica?, Cronopio, 2006), co-fondatore della compagnia Giardini Pensili (sotto il cui marchio ha firmato la maggior parte dei suoi lavori), Premio Napoli per la lingua e la cultura italiana nel 2015, membro di Internationale Heiner Müller Gesellschaft. Ma Paci Dalò è stato soprattutto uno sperimentatore del suono, capace di confrontarsi con la scena musicale internazionale, e autore prolifico in campo radiofonico, sin dalle prime collaborazioni con la ORF Kunstradio austriaca tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi dei Novanta. Attraverso ricerche e progetti, Paci Dalò ha sviluppato una visione del teatro radiofonico come spazio mentale di incontro tra le arti, luogo di gran forza immaginifica fondato sulla relazione tra tecnologie analogiche e digitali, territorio drammaturgico di scambio dialettico tra testo, voce e suoni. ” (a suivre … )