Psychophysicist – Audio Computing

CD – ARMComm Rizosfera Europe
Ci sono voluti ben ventotto anni per questo secondo album a firma Psychophysicist, un progetto psicoacustico di Adi Newton, autore carismatico e mai dimenticato frontman dei seminali Clock DVA, un gruppo epocale per la sottocultura cyberpunk. Il polistrumentista e adesso manipolatore elettronico, originario di Sheffield, si è sempre ben destreggiato fra registri stilistici differenti, capace di significativi sprazzi pop–alieni ma anche di raffinate trame sperimentalistiche e concettuali, ben affiancato nelle sue molte incarnazioni da collaboratori di alto profilo. È Paul Prudence, questa volta, performer che lavora con video generativi e paesaggi sonori astratti, scrittore e teorico dei nuovi media, ad affiancarlo, fin dal 2016 e poi per tutto il 2017, collaborazione infine ripresa nel 2022, per poi proseguire nel 2023 con l’apporto di Fabio Kubic, anch’egli di base a Londra, sound composer e graphic artist, al quale si è aggiunto anche Jacques Beloeil che con Adi Newton ha lavorato per tutta la primavera del 2023 e l’inizio dell’estate alla produzione, all’equalizzazione e al mastering dell’album. Le sette composizioni che scaturiscono da questi intricati connubi sono infine assai avvincenti, ammalianti ma anche rigorose e coese. L’origine concettuale di questa prova risiede nel lavoro teorico di Boris Yankovsky, membro del Multzvuk group e allievo di Arseney Araamov, un altro importante compositore russo d’avanguardia. Autori che attorno gli anni trenta erano piuttosto coinvolti nello sperimentare metodi di sintesi ottica e processi fotoelettrici. Yankovsky in particolare – si rese conto materialmente che quella del timbro fosse una caratteristica dei suoni complessi e che era necessario al proposito sviluppare un adeguato approccio spettrale, operando ulteriori scomposizioni e sintesi. Il suo progetto si basava sulla convinzione che fosse possibile sviluppare un linguaggio universale di suoni utilizzando combinazioni di “oggetti sonori” spettrali disegnati a mano, simili alle molto successive tecniche di sintesi incrociata e di sintesi di fase. Noi, nel caso di quest’opera di Adi Newton, non prendiamo alla lettera tutto il filosofeggiare a latere dei suoni (assolutamente lecito e interessante) ma preferiamo attenerci a quanto ci ricorda in un’intervista Karlheinz Stockhausen, che sottolineava come a lui interessassero in musica “soltanto i risultati” e non il modo come si ottengono. Risultati che qui sono splendidi, eleganti e algidi, formalmente impeccabili e insinuanti.