Osvaldo Schwartz

Osvaldo Schwartz

artista

Dopo avere trascorso gli anni Settanta come bassista rock, percussionista hippie e chitarrista punk, approda agli anni Ottanta come polistrumentista new wave. Nel 1983 fonda le Officine Schwartz, gruppo di ricerca e sperimentazione multimediale su suono, estetica e storia della civiltà industriale: musica dal vivo, ricerca sul rumore, strumenti autocostruiti ricavati da materiali da rottamare, danza, proiezioni 8mm, video, ispirati alla macchina meccanica, alle sonorità industrial, alla grafica e agli stili dei Futuristi, ai suoni del Novecento, indirizzando sempre le composizioni a realizzare contrasti tra suoni, momenti ed emotività. Opera nel gruppo come direttore, compositore, autore, polistrumentista e liutaio. Le Officine si fondano sulla scelta di non seguire un genere musicale specifico. Era necessario evolversi costantemente per estendere la ricerca. Così frequenta corsi di canto corale, impara a suonare la tromba, apprende la forma orchestrale per poi restituire la conoscenza al gruppo e avvia la marciante Banda D’asfalto. Nei primi anni Novanta con una ventina di suonatori con ance, ottoni, fisarmonica, cornamuse, coro, tamburi e metalli, crea spettacoli e rinnova la banda delle Officine semoventi. Approfondisce la cultura musicale popolare sia locale sia dell’Est e del Nord Europa, inventa il Tubicordo e insieme al gruppo avvia una ricerca etno-industrial. Alla fine del secolo ci sono rari spettacoli in formazioni più ridotte, ma che conservano le caratteristiche di sempre: Tubicordo, metalli, elettronica e rumori. Da sottolineare nel 2015 l’evento per il trentennale: Da qui alla ruggine, film documentario, e una massiccia esecuzione ritmica di suonatori delle Officine di tutte le epoche. Ad oggi, l’ultimo concerto in trio è stato eseguito nell’agosto 2019. Oltre alle Officine, nel corso degli anni Novanta è musico nel teatro di strada The Pirate Ship e con Teatro Sezione Aurea, collabora col coreografo Eugenio De Mello e scrive colonne sonore per il cinema di Davide Ferrario. Nel 2018 avvia il progetto Blues decappottabile col chitarrista Marco Valietti e l’inossidabile Tubicordo.