IL NUOVO PROGETTO MUSICALE DI MASSIMO ZAMBONI “ANDARE VIA” IN ESCLUSIVA SUL SITO DI RIZOSFERA
Siamo lieti di informare che il nuovo progetto di Massimo Zamboni intitolato Andare via. Riflessioni su un’Italia traslocata, presentato ieri a Lugano negli studi della Radio Televisione Svizzera RSI, sarà disponibile come CD (no vinile) a partire da lunedì 18 marzo esclusivamente sul sito di Rizosfera nella sezione shop a questo link.
Qui il video allo showcase dell’11 Marzo a Lugano presso la Radio Televisione Svizzera RSI
Con l’acquisto del CD sul sito di Rizosfera sarà possibile ottenere gratuitamente un codice strettamente personale per l’ascolto in streaming sulla piattaforma digitale rizostream, riproducibile su qualsiasi dispositivo elettronico in vostro possesso.Scrive Massimo Zamboni:
“A febbraio 2023 siamo stati invitati da RSI Radiotelevisione Svizzera presso gli studi di Lugano con la richiesta di registrare una serie di canzoni che avessero come tema di fondo l’emigrazione, con l’intento di diffonderle presso le numerose comunità italiane residenti all’estero, proponendo loro una serie di pensieri musicati sul significato della partenza, dello sradicamento, della nuova appartenenza, del linguaggio. Andare via è il risultato di quelle giornate.
Andare via. Riflessioni su un’Italia traslocata :
Per una conoscenza approfondita della genealogia familiare, so per certo che nessuno di noi è mai partito per non ritornare. Nessuno ha dovuto cercare fortuna o quantomeno un minimo benessere in paesi lontani, recidendo rapporti, condannandosi a un ritorno al tempo di festa o in occasione di elezioni politiche, ultimo spiraglio di appartenenza. Una situazione di privilegio, certamente, che a tutti ha consentito di non dover cominciare da capo il lavoro delle moltitudini precedenti. L’accento non è sulla fortuna economica, sempre variabile, impennata all’insù e all’ingiù, quanto sulla fortuna esistenziale, quella che trova il proprio futuro nutrendosi attraverso radici territoriali solide.
Eppure gli uomini si muovono. Vanno via. Traslocano, viaggiano, scappano, si mettono in salvo, ricominciano continuamente e da sempre. La lingua materna rimane in loro, per lungo tempo; la cultura – che è cucina, paesaggio esterno e interiore, spirito, pelle, carattere – rimane. È per salvaguardare questi residui che ci si ritrova tra connazionali altrove, in un affratellamento che il Paese originario non avrebbe garantito con eguale portata. È una patria traslocata quella che si va a costituire.
Paradossalmente sono proprio le ultime generazioni – mediamente benestanti, acculturate, plurilingue – a dovere immaginare una vita oltre frontiera. Nessuna miniera li attende, nessun cantiere edile, nessuna ferrovia da costruire, nessuna foresta da sradicare. Una manodopera senza mani e molto cervello che reclama attenzione e livelli di vita e di lavoro adeguati alla competenza acquisita. Un mondo luccicante sorride oltre cortina, ed è più che lecito accarezzare la voglia di andarsene da un Paese ammalato e irriconoscente come il nostro. Una parte ce la farà, inserendosi ottimamente nelle nuove comunità di destinazione; una parte no, continuerà a vagolare tra i continenti in cerca di una considerazione che non è garantita. E si ritorna, e si riparte, e di nuovo si va via.